Oggi mare, spiaggia, ombrellone, e un fantastico Transit abbandonato in mezzo al paludo. Me ne sto a leggere il giornale e mia moglie, assai più loquace di me, li interpella tutti: quelli che solitamente chiamiamo marocchini. In questi giorni discorrendo con il mio caro amico Francesco Carati (col quale è sempre bello e costruttivo filosofeggiare), contemplo il concetto di libertà. Secondo il pensiero comune le persone che coinvolge mia moglie contravvengono al concetto di libertà. Sono infatti musulmani e come tali vengono assimilati a restrizioni, discriminazione del genere femminile, soffocamento del libero pensiero. Insomma, totale mancanza di libertà. Però mi interrogo. Mi chiedo: quanti di questi signori fermati da mia moglie sarebbero liberi di trovarsi al mio posto? E quanti come il sottoscritto sarebbero liberi di mettersi a vendere tappeti come dei mentecatti? Risposta inequivocabile: loro non sono liberi di trovarsi al mio posto, io sì. Similmente, parafrasando la cronaca di queste ore; loro non sono liberi di bombardare Agrate Brianza (il paese dove abito); io, invece, posso tranquillamente bombardare qualunque paese della Libia o della Siria (che è quello che sta succedendo). Dunque. Loro reprimono la libertà, noi la sponsorizziamo; però loro non sono liberi di fare nulla a livello internazionale, economico e sociale (pur sponsorizzati dai Paesi Arabi, non avranno mai le nostre possibilità); noi tutto. Sicché noi siamo anche liberi di governare le sorti del mondo e creare discrepanze sociali enormi; al contrario, loro non sono in grado di compiere qualcosa di analogo. E allora ho provato a immaginare che la loro attitudine a soffocare la libertà sia in realtà il pretesto per contravvenire alla nostra libertà, che paradossalmente concerne il potere di privare della libertà gli altri. A questo punto mi viene da domandarmi: è più morale la libertà occidentale che impedisce la libertà di gran parte dei paesi del mondo o quella islamica che soffoca la libertà di un solo paradigma socio-geografico? A conti fatti, letteralmente considerando il numero di persone coinvolte, arriveremmo a diagnosticare che è proprio la libertà occidentale a creare maggiori problemi rispetto alla non libertà più o meno teorizzata dell’islam. E qui si cela anche la radice del terrorismo. Perché in realtà la religione non c’entra nulla, è solo un capro espiatorio. C’entra una sola cosa: la miseria. Figlia della libertà occidentale. Piccolo excursus. Non tutti sono nati in contesti geografici e storici tali da far progredire di secolo in secolo; molti sono venuti al mondo in una condizione sociale difficile che si è protratta fino a oggi; anche per colpa della libertà occidentale che, a un certo punto più avvantaggiata delle altre, si è preoccupata di far progredire ulteriormente il proprio status, disinteressandosi di quelli altrui, e quindi della vera libertà che dovrebbe riguardare l’uomo a 360 gradi. Riassumendo, il terrorismo combatte la libertà dei paesi occidentali; che agli occhi degli islamici è peggiore della loro mancanza di libertà. Evidentemente tutto dipende da dove si guardano e da dove si osservano le cose. E’ come con l’antropocentrismo. E’ come con la teoria della relatività. Il difetto dell’uomo è ancora una volta quello di non sapere valutare le cose al di là dei confini del proprio orticello. E così diviene completamente soggettivo il concetto di libertà. Punto a capo. Da dove partire? Innanzitutto dalla consapevolezza che laddove perseguiamo la libertà dal nostro punto di vista, non facciamo altro che continuare ad alimentare la volontà di alcuni paesi di volerla annientare. Finché continuiamo a bombardare i paesi arabi e finché non capiamo che non per tutti la libertà ha lo stesso valore, non potremo vincere. Non tanto noi come paesi occidentali, quanto noi come specie umana.