Credo che il 25 aprile abbia un valore antropologico e sociale prima che politico. E proprio sotto quest’aspetto mi piacerebbe (de)cantarlo, spogliandolo dalle strumentalizzazioni che si porta dietro da una vita. Ma è anche l’occasione per riportare l’attenzione su una complessa pagina della storia novecentesca, quella del primo conflitto mondiale, di cui proprio quest’anno ricorre il centenario. Ci sono canzoni che narrano la storia di uomini e donne che non andrebbero dimenticate, perché in fondo parlano di noi stessi, come sempre imbarazzati di fronte a una nuova esperienza bellica. Si va dai moti milanesi del ’48, al conflitto in Afghanistan, passando per Caporetto, lo sbarco in Normandia, la guerra civile in Spagna, la diaspora greca degli anni Venti. Venerdì sera, alla Spilleria, peseranno soprattutto le parole.