Una delle case più lugubri e fatiscenti che mi sia mai capitato di vedere. C’era muffa dappertutto, i muri intrisi di umidità, un odore nauseabondo, quadri horror alle pareti. La Sofi è stata male ed è dovuta correre immediatamente fuori per riprendere fiato. Ma ero al cospetto di un 84enne, autore di canzoni in friulano, con una voce calda e soave, non potevo andarmene. Casa Usher, al confronto, una barzelletta. Anche lì c’erano fantasmi, e chissà quanti quintali di storie da raccontare. L’ambiente malsano, ma anche l’energia che si respirava era tutt’altro che benevola. Lui dice di avere composto quasi 200 canzoni, ma non ha mai voluto guadagnare niente, dice di averlo fatto solo per amore della cultura. Gli chiedo un cd, ma mi risponde che non ha mai registrato nulla per paura che qualcuno possa soffiargli i pezzi. In cucina scorrazzava beata una famiglia di scarafaggi. Me ne sono andato con l’amaro in bocca e il ricordo del giorno in cui feci visita ad Alda Merini. La casa era simile, ma… è stato diverso. Decisamente diverso.