Inizia così la mia avventura solista, in giro per bettole, tuguri, mercati, galere del mondo. Suono solo chitarra e voce, parafrasando i troubadour medievali, gli chansonnier francesi, i folksinger americani; indipendentemente da tutto e tutti, mode e filosofie di pensiero: arte pura, cristallina, intransigente, evocativa. E non è un caso che il primo ingaggio avvenga per due sere di fila Il 4 e il 5 gennaio) proprio al Gatto Nero, cuore dell’Ortica. Pagano una miseria, ma è qui che erano di casa giganti come Enzo Jannacci e Nanni Svampa; dove sono passate mitologie come Fabrizio de Andrè; dove si sono formati i belligeranti Gufi. E’ un tuffo nell’Ottocento milanese, gli scapigliati, le Cinque Giornate, la povera Rosetta… Suono senza amplificazione, perché così desidera l’austero alpino con la barba bianca fino alla cintura che mi guarda malamente non credendomi capace di fare certe robe da osteria. Alla fine me ne vado fradicio di stanchezza e devastato dal tanfo del camino, unica forma di riscaldamento conosciuta. Da questa foto non si capisce granché, ma io sono il tipo che sta dietro alla coppia innamorata, s’intravede il manico della chitarra.