Meno male che mi piace ridere
Meno male che vorrei, vorrei
Meno male che vorrei, vorrei discutere con te
Meno male che domani nevicherà
Meno male che ci piace il cielo che fa
Meno male che
Tutto intorno a me
È tutto così grande è tutto cosicché
È tutto così grande è tutto cosicché
Meno male che la gente mormora
Meno male che ci sei ci sei
Meno male che i tuoi occhi brillano così
Meno male che ci piaccion le cicale
Meno male che è finito carnevale
Meno male che
Tutto intorno a me
È tutto così grande è tutto cosicché
È tutto così grande è tutto cosicché
Cosicché si possa raccontare in giro
Che non è poi così lontano il paradiso
Cosicché si possa raccontare che
Sei semplicemente tu… per me
2004
Come ridi tu
E come rido io
Ci sono troppe storie anormali
Ci sono troppe corsie preferenziali
E qualche volta mi sembra di dire qualcosa di più
O qualcosa di meno
In cima a un grattacielo
Con la g maiuscola
Come giocare a briscola
Inginocchiato a quest’altare
Con la camicia da aggiustare
Inginocchiato a quest’arsura
Con una voglia che fa paura
E coi tuoi occhi che dicono tutto
E che dicono niente
E che dicono che
Buonanotte a te
Buongiorno ai pipistrelli
Buonanotte a te
Buongiorno ai brutti e ai belli
E chissà cosa diranno i telegiornali
E chissà cosa dirà Emilio Fede
E chissà cosa diranno le befane del mercato
E chissà cosa dirai anche tu
Il fiume scorre e dove va
Non si sa
Non si può sapere
Non si può neanche immaginare
Un mondo nuovo da scoprire
Due labbra nuove da assaggiare
E il cielo come una scommessa
E il mare come una promessa
E il buio dopo una tempesta
E ieri com’è stato hai scioperato
Contro chi hai sbuffato
Contro chi hai sbuffato
E ieri com’è andata la vendemmia
E ieri com’è andata la raccolta
Amore mio
Disgrazia mia
E chissà cosa diranno i telegiornali
E chissà cosa dirà Emilio Fede
E chissà cosa diranno le befane del mercato
E chissà cosa dirai anche tu
Immacolata concezione
Immacolata condizione
Immacolati tutti quanti
Carabinieri e lestofanti
Carabinieri e lestofanti
Carabinieri, odontoiatri, figli di nessuno, scapestrati, buone donne, buona filosofia
E un altro giorno è volato via
Ma tanto cosa vuoi che sia
E chissà cosa diranno i telegiornali
E chissà cosa dirà Emilio Fede
E chissà cosa diranno le befane del mercato
E chissà cosa dirai anche tu
2011
Mauro non ride
Semmai sorride
Mauro non molla
Mauro non sa
Quanto dolore
Quanto soffrire
Anna al suo cuore
Ancora darà
Notte d’estate
Notte di luna
Mauro non dorme
Mauro chissà
Quanti ricordi
Quanta premura
Ventitré anni
Che rabbia che fa
Stessa distanza
Stesso timore
Anna che corre
Anna che va
Quanto dolore
Quanto soffrire
Anna al suo cuore
Gli provocherà
Stella stellina
Piccin piccina
Stagli vicino
E s’innamorerà
Di un’altra estate
Di un altro cielo
Di un’altra luce
Che luce farà
2000
Sono grande e sono bello
Il mio nome è Maruzzello
Non ho sogni né un cervello
Ma l’ombrello quello sì
Allestisco mostre e fiere
Per il mondo e nel quartiere
E non ho voglia di imparare
Tutto quello che non so
Ma avrei voglia di ballar
Avrei voglia di cantar
Trallallalà, trallallalà, trallalalallalà
Un bel giorno Valentina
Mi concesse Maddalena
Una splendida regina
Che toccare non si può
Ai miei occhi il paradiso
Il suo taglio il suo sorriso
E le sue labbra da asciugare
E poi sfiorare ancora un po’
Ma avrei voglia di ballar
Avrei voglia di cantar
Trallallalà, trallallalà, trallalalallalà
1999
C’è ancora nel mondo qualcuno come me
Che arriva da dove mangiare non ce n’è
Da dove la terra suoi frutti non ne dà
Da un posto lontano chiamato Africa
Io l’altro giorno guardando lassù
Vidi qualcosa cadere fin giù
Che non avevo mai visto perché
Dalle mie parti non c’è
Era la neve che scendeva
Sulla mia pelle d’Africa
Era la neve che scendeva
Sulla mia pelle d’Africa
C’è ancora nel mondo chi vive come me
Lontano da casa sperando in chissà che
In chissà che cosa col tempo arriverà
Un sogno o una stella che per me brillerà
Io l’altro giorno guardando lassù
Vidi qualcosa cadere fin giù
Che non avevo mai visto perché
Dalle mie parti non c’è
Era la neve che scendeva
Sulla mia pelle d’Africa
Era la neve che scendeva
Sulla mia pelle d’Africa
Africano, marocchino, tanzaniano, maghrebino
Lavavetri, mussulmano, pelle nera di africano
Stanotte ruberò quel motorino
E porterò la neve al mio bambino…
2000
Recitando Shakespeare caddi immobile
Solo un cinguettio di pescivendoli
Eccezione fatta per le nuvole
Tutti si scordarono di me
Rubacchiando al tempo un po’ di intensità
Con le guance smorte e il mento sudicio
Rattoppai la vita in un’immagine
E stanco di pregare chiesi scusa
Bocche digrignanti e straccivendoli
Labbra inumidite di salsedine
Occhi imbastarditi dalla polvere
Frasi di contesto e quotidianità
Tragicomico il sipario si scusò
Con il pubblico di ragazzini
Presto lo spettacolo riprenderà
Disse l’uomo col vestito bianco
E da dietro a quelle quinte il tempo si fermò
Trasformandomi in un pesce spada
Boccheggiando chiesi mentalmente se
Non ci fosse almeno una fontana
Poi dai miei occhi scese un’altra lacrima
Quando mi sorpresero annaspare
E presero un catino stanco e inutile
E lì mi misero per respirare
Ma l’uomo bianco disse di riprendere
Che con Amleto o senza poco importa
Meglio soddisfare il nostro pubblico
Meglio che scusarci un’altra volta
E dal sorriso dei presenti se ne andò
Con le tasche piene di intenzioni
La mia spada e il mio corpo li trovò
La signora delle umiliazioni
Che poi li rese al ristorante li vicino
Per servirli al tavolo la sera
Quando l’uomo bianco sopraggiungerà
A dire è proprio buona questa cena
A dire è proprio buona questa cena
1996
La pizza ai frutti di mare
Semplicemente nuotare
La nostra stella polare
È un uomo intento a pregare
Quasimodo e Vittorini
Soltanto due ragazzini
Nel cuore di Siracusa
C’è un gatto che fa le fusa
Perché non ci si può innamorare
E nemmeno per un momento abbracciare
Perché è più grande di noi questa immensa fortuna
La fuitina
Un piatto di gamberoni
Che di pietanza son buoni
Sotto le stelle di agosto
Di questo splendido posto
Di questa immensa radura
Piante di spine e verdura
Uomini e no e manoscritti
Calvino, Ariosto e Togliatti
Perché non ci si può innamorare
E nemmeno per un momento abbracciare
Perché è più grande di noi questa immensa fortuna
La fuitina
Perché è più grande di noi questo cielo
Perché noi non l’abbiamo mai letto il vangelo
Perché di questo passo non si può crescere
Non si può, non si può
2004
La cascina di Camuzzago
È trasandata
È abbandonata
E fa un po’ paura
Specialmente di sera
Con le sue finestre chiuse
Con le sue persiane aperte
E così tante porte
Abbattute
E tristemente allattata dal cielo
E tristemente ingiallita di grano
È dove passa il tempo
È come passa il tempo
Un tempo per amare
Un tempo per andarsene
Un tempo per cominciare a sognare la vita
Che fanno in città
Erbacce, cartucce
Frattaglie, bottiglie
E quanti extracomunitari
Tra fazzoletti di terra e vino
Tra fazzoletti di terra e vino
E non c’è più nemmeno la selvaggina
Ma quanti chilogrammi di eroina
E non c’è più nemmeno la selvaggina
Ma quanti chili, chili e chili
1998
Un pianoforte
Un aeroplano
Un poster di Eros Ramazzotti in primo piano
La luce accesa
Del comodino
Un piatto di lasagne accanto al lavandino
Un prato verde
Da immaginare
Il sogno di potersi ancora innamorare
Un libro aperto
Di fantascienza
Un paio di calzini in cima alla credenza
Michele è, Michele dove va
Lui che di amici in fin dei conti non ne ha
Ma lo sa dio quante belle canzoni ha già scritto e chissà
Quante ancora ne comporrà
Per me, per te, per noi che siamo sempre qua
Per me, per te, per noi normalità
Appesi a un filo
Un pentagramma
E la foto di un bel giorno insieme alla sua mamma
Le mani sporche
Gli occhiali scuri
Ritagli di giornali appiccicati ai muri
La lavatrice
La stufa il forno
Lo scatolone zeppo di riviste porno
Un chissà cosa
Certo speciale
In quell’unico regalo avuto per Natale
Michele è, Michele dove va
Lui che di amici in fin dei conti non ne ha
Ma lo sa dio quante belle canzoni ha già scritto e chissà
Quante ancora ne comporrà
Per me, per te, per noi che siamo sempre qua
Per me, per te, per noi normalità
2004
Non è una novità
Le vie della città
Si stanno spopolando in men che non si dica già
Ma io son sempre qui
A lavorar di più
In questo posto che non riesco e che non posso mandar giù
E non mi passa mai
E non mi passa più
Ma ho forse per fortuna un buon motivo per sentirmi su
Tra poco arriverò
Arriverò da te
E come tutte le altre volte il tuo bar sarà per me
Una spiaggia in riva al mare
Sfidare Bartezzaghi sotto un ombrellone
E far la fila per vedere il sole che tramonta già
È mezzanotte ormai
Tra poco chiuderai
Mi faccio un’altra birra immaginandomi che poi
Ti fermerai con me
Mi parlerai di te
Mi chiederai se posso accompagnarti a casa e se
Mi piacerebbe o no
Di rivederti un po’
E poi per più di un po’ magari andare al mare
Nuotare a rana
Parlare ad un delfino
Sfiorare le tue labbra
E poi sfilarti il reggiseno
E poi sfilarti che ne so
Magari non si può
Magari no
Ma in questa storia ti ci porterò
Una spiaggia in riva al mare
Sfidare Bartezzaghi sotto un ombrellone
E far la fila per vedere il sole che tramonta già
2001