Libri

14 ottobre 2015

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Chernobyl all’ora di sera
E gli animali boccheggiano
La Bielorussia incontra Putin
Mentre il sottoscritto va a farsi una birra

Nel bar che sta laggiù
Una signora sulla cinquantina impreca
Si scola diavoli di distillato
Così scelgo di farle compagnia

Parliamo dei tempi andati
E di quelli che verranno
Della terza guerra mondiale

Lei dice che è già iniziata
Io dico che non so come andrà
E intanto piove, piove elettricità

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23 gennaio 2015

DIARIO, Libri 0 Commenti

dal liceo a mcdougall street

dunque riassumendo la mattinata ai logaritmi e compagnia bella e la sera un’altra matematica, più semplicistica, ma sempre impenitente e sdoganata, fumo di tabacco, e l’aria di mcdougall street

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11 aprile 2014

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L’addio di Lucia

Addio
È una parola inopportuna
Addio
È una parola tanto bella
Addio
È una parola così magica

Addio
È una parola da dimenticare
È il presupposto per ricominciare
È una domanda per amor del cielo
È un surrogato della libertà
È un surrogato della libertà

Addio
L’ho sempre detto che ti amo anch’io
L’ho sempre detto che ti amo ancora
Ma non sarebbe bello come allora

Addio
Figli illegittimi dell’innocenza
Perché in amore ci vuole prudenza
Perché in amore ci vuole pazienza
Perché l’amore non basta mai
Perché l’amore non basta mai

Addio
Se don Rodrigo non ci fosse stato
Se don Rodrigo non mi avesse amato
Se qualche stella avesse preso spunto
Da un arcobaleno o dal canto di un uomo, nato
Semplicemente innamorato
Semplicemente innamorato

Agnese
È così caro il prezzo da pagare
La vecchia chiesa con il campanile
Laddove sono nata e il cortile

Addio
Non c’è risposta che mi possa dare
C’è il barcaiolo già da salutare
E forse un solo modo per sperare

Ma non è dirsi addio
Bensì misericordia del buon Dio

2013


11 aprile 2014

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Il matrimonio fra Renzo e Lucia

Il matrimonio si farà
Il matrimonio c’è già stato
Nessuno più l’avrebbe detto
Né tantomeno immaginato

Così ha deciso don Abbondio
Volere della provvidenza
In bergamasca c’è un sorriso
E a nulla serve l’arroganza

Il matrimonio si farà
Nessuno più dovrà temere
La prepotenza della Spagna
Di don Rodrigo, il suo potere

E lei la prima ad arrivare
Con l’aria dolce di Lucia
Con la sua stessa convinzione
E del buon Renzo l’allegria

Il matrimonio si farà
Festeggeranno per le piazze
Da Pescarenico a Liscate
Uomini di tutte le razze

C’era una volta un manoscritto
Trovato come e chissà dove
Un artificio trasformato
In una storia che commuove

Il matrimonio si farà
Il matrimonio c’è già stato
Nessuno più l’avrebbe detto
Né tantomeno immaginato

2013


11 aprile 2014

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Don Abbondio incontra i bravi

Strada che scende, strada che sale
E’ il 7 novembre di un giorno normale
Braccio di Lecco, braccio di Como
Passa pregando un ridicolo uomo

Senza cognome, né apprendistato
Non biasimarlo sarebbe un peccato
Dalla sua forza e dal suo sorriso
Solo un barlume di paradiso

Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

Fin quasi triste, voglia di amare
Questo silenzio l’ha visto invecchiare
Con il breviario, l’acciottolato
In lungo e in largo, Dio sia lodato

Ma questa volta è un po’ differente
C’è chi lo aspetta con aria prepotente
Ha un coltellaccio, mille pistole
Sono due Bravi, ma solo a parole

Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

Signor curato, comincia il primo
Cosa comanda, da sempre la stimo
Quel matrimonio non s’ha da fare
Parte il secondo che lo fa tremare

Ma lor signori, non animali
E’ il mio dovere, gli uomini sono tutti uguali
Ne son sicuro comprenderete
Nulla possiedo, io sono solo un prete

Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

Noi comprendiamo signor curato
Ma don Rodrigo vuole essere assicurato
Non è un padrone da contraddire
Lui se la vuole non c’è che da obbedire

Non ci costringa alle barbarie
Farle del male, non ci sono forze contrarie
Noi gentiluomini della buonora
Arrivederci o, meglio, alla malora

Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

Abbandonato dal mondo intero
Raggiunge casa col suo manto nero
C’è la perpetua, lo sta aspettando
Terrorizzata, il prete sta barcollando

Della mia vita, ne va il futuro
Son stato messo con le spalle al muro
Ma non mi chieda altre ragioni
Mi lasci solo con le mie lamentazioni

Eccolo qui, eccolo là, eccolo don Abbondio
Cose che fa, come le fa, ridere
Eccolo qui, eccolo là, eccolo tutto intorno
Quello che fa, come lo fa, piangere

2013


11 aprile 2014

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Renzo dall’Azzeccagarbugli

Io son venuta al mondo
Ben prima di voialtri
Per quanto belli e scaltri
Voi date retta a me

L’Agnese non si sbaglia
A Lecco c’è un dottore
L’Azzecca-garbugliere
Più comico che c’è

L’idea che ci voleva
Ci vado di filata
Con questa sua trovata
Più semplice sarà

Ma non a mani vuote
Qualcosa da mangiare
Conviene contrattare
Ci vuole abilità

La carne di cappone
Portagliene quattro
Ma non quarantaquattro
Giustizia fai da te

Dall’aia non passare
Ci son troppi bambini
Megere e contadini
Cavallerizzi e re

Buongiorno mia cortese
La serva del dottore
Scorbutico sentore
Dell’alta società

Li prendo io i capponi
Lei su, si faccia avanti
E’ lui, ce l’ha davanti
Con lui si sfogherà

Figliolo dica pure
Non faccia complimenti
Conosco i miei clienti
Si lasci andare un po’

Son vecchio del mestiere
So fare tante cose
E’ questo il mio paese
Non la deluderò

Vorrei saper dottore
Se è lecito o reato
E un prete minacciato
Sposarci non potrà

Ha già capito tutto
Non ha capito niente
La prego gentilmente
Ripartirei da qua

Io non il farabutto
E’ a me che me l’han fatta
Terribile disfatta
Della mia dignità

E’ stato don Rodrigo
Che il prete ha minacciato
E che finirà ammazzato
Se non gli ubbidirà

L’Azzecca-garbugliere
Impreparato al peggio
Rinuncia al suo fraseggio
Non vuol sentirne più

Ridategli i capponi
Comanda alla signora
Lo spinge e disonora
Vigliacca gioventù

E a Renzo non rimane
Che andarsene e inveire
Perduto è l’avvenire
Di lui che ne sarà

Chi spiegherà alle donne
L’inutile morale
E che un forte temporale
Fra poco scoppierà

2013


11 aprile 2014

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La storia di fra Cristoforo

È Lodovico di padre mercante
Unico figlio di un dio benestante
Tante ricchezze da farne peccato
Nobile sì, ma ridente e beato

Ma basta poco per fare e disfare
Come un mattino da dimenticare
Con Lodovico c’è il servo fedele
Pronto è Cristoforo, alziamo le vele

Spregiudicato e contorto il signore
Pure pretende di avere l’onore
Di comandare e non cedere il passo
La folla intanto, cos’è sto fracasso

Rabbia, pudore, non dar precedenza
Meglio sarebbe chiamarla imprudenza
C’è chi vorrebbe sfidarlo a duello
Non gli rimane, a ‘sto punto, che quello

Fuori la spada, siam pronti a lottare
C’è chi purtroppo non sa ragionare
Son Lodovico, non sono un bambino
Non trasformatemi in un assassino

Colpi che sferrano al cielo e alle stelle
Macchie di sangue, si rischia la pelle
Sangue che cola, ne va della vita
Non c’è speranza, né via di uscita

Con Lodovico già messo alle strette
Geme anche il vento che inverno temette
Ma c’è Cristoforo, amico speciale
Pronto a coprirlo dal colpo mortale

Crolla in un lago di sangue l’amico
Meglio farebbe a scappare il nemico
Non c’è futuro che basti alla spada
Non conveniva sbarrargli la strada

Ma Lodovico è tutt’altro che fiero
Ci son domande più buie del nero
Non solo frasi da stigmatizzare
Senza saperlo sta già per cambiare

Coscienza dice, buon cuore comanda
E sarà quella la sola domanda
Non sarà il canto di un ricco magnate
Ma solo quello di un umile frate

2013


11 aprile 2014

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La fuga di Renzo

Cenere, fumo, è in subbuglio Milano
Di questi tempi non è così strano
Piazza del Duomo, ormai Milleseicento
Donne e soldati coperti d’argento

Son gabellini, o spagnoli, o chissà
Meglio sparire al più presto da qua
Dal lazzaretto o da Porta orientale
Bergamo, certo, il rifugio ideale

Quante cascine, e villaggi perduti
Sembrano agnelli dal cielo caduti
Chiedere, meglio, che andare a fortuna
Quella signora che ammicca alla luna

Siete fuor strada, signore, di là
Per Gorgonzola mi ringrazierà
Eccolo, intanto, un bicchiere di vino
Buono anche il pane e questo stracchino

Quanti pericoli, ma all’osteria
Prossima tappa, Liscate e poi via
Scivola l’Adda, ma dove chissà
Poche le miglia dalla libertà

Scoccano, intanto, le sei di sera
Qualche viandante ma non una vera
Dimostrazione di affetto sincero
Tanti i colori più belli del nero

Vento che soffia, notte che arriva
Cani che abbaiano alla deriva
Ma non è un ladro, né un malavitoso
Sarà di certo un inverno pietoso

Alberi sparsi, marruche e quercioli
Non è mai bello viaggiare da soli
Troppi fantasmi di santi e dannati
Quelli soltanto finiti ammazzati

Eppur si sente qualcosa di strano
Sembra il rumore di un fiume lontano
Ci si potrebbe scommettere ancora
Avrà il sorriso la prossima aurora

E adesso un bel sonno ristoratore
C’è la capanna di qualche pastore
Tutti lo dicono serve pazienza
E al resto ci pensa la provvidenza

Sarà domani un mattino speciale
E saran sogni anche senza il guanciale
Vi prego non me la portate via
E’ tanto dolce… il suo nome è Lucia

2013


11 aprile 2014

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I turbamenti di Gertrude

Sei soltanto una ragazzina
Non vestirti da principessa
E’ già ora di andare a messa
Affrettiamoci Gertrudina

Sogni d’oro nel dormitorio
Pranzi e cene da gran badessa
Molto meglio che una contessa
Crocefissi di argento e avorio

E mi chiameran così, e mi chiameranno suora
E mi chiameran con forza, ecco la monaca di Monza

Ma nessuno mi può obbligare
Né mio padre che è un gentiluomo
Milanese ancor più del duomo
Sarò figlia del mio pensare

Al momento mi può andar bene
Ma domani non l’assicuro
Delle prediche non mi curo
Risparmiatemi altre pene

E mi chiameran così, e mi chiameranno suora
E mi chiameran con forza, ecco la monaca di Monza

Otto anni nel monastero
Per un mese fra i famigliari
Ma son tutti così contrari
Non è solo mio padre austero

Nel mio cuore per nulla lieto
Vorrei tanto partecipare
Quando arrivano a salutare
Mi nascondono in gran segreto

E mi chiameran così, e mi chiameranno suora
E mi chiameran con forza, ecco la monaca di Monza

Forse al paggio che mi capisce
Potrei scrivere qualche cosa
Nonché usar la parola sposa
Ma il mio animo già intristisce

Perdonatemi mio signore
Finalmente son rinsavita
Nelle mani sue è la mia vita
Non le arrecherò disonore

E mi chiameran così, e mi chiameranno suora
E mi chiameran con forza, ecco la monaca di Monza

La carrozza sta per partire
Tutto è pronto per l’indomani
Malinconici anche i cani
Non c’è più niente da capire

Al vicario una sviolinata
Tanto vale ricominciare
E far finta di amare il mare
Benché al mare non sia mai stata

E mi chiameran così, e mi chiameranno suora
E mi chiameran con forza, ecco la monaca di Monza

2013


11 aprile 2014

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Il rapimento di Lucia

Il castello dell’Innominato
E’ in un luogo piuttosto isolato
Solo alcuni ci sanno arrivare
Don Rodrigo è fra i pochi a salpare

Con il Griso per chiedere aiuto
Per soccorrere un sogno perduto
Basta poco per venirne a capo
Con il Nibbio è fin troppo scontato

C’è Gertrude che fa al caso loro
Ed Egidio, la prego, la imploro
Un giochetto per sciocchi bambini
C’è da correre dai cappuccini

Ma le strade di Monza non sono
Tanto meglio un feroce abbandono
C’è chi passa con aria indulgente
Solo per imbrogliare la gente

Alla mamma di Lucia, l’hanno i Bravi portata via
Alla mamma di Gesù, santa madre pensaci tu
Alla mamma di Lucia, l’hanno i ladri portata via
Alla mamma di Gesù, per fortuna che ci sei tu

Come chiedere un’informazione
Senza limiti, né cognizione
Mi saprebbe indicare la via
Per un posto chiamato allegria

Posso dirle per dove e per come
Ma dimentichi presto il mio nome
Non mi chieda nemmeno chi sono
Mi capisca, le chiedo perdono

Figuriamoci il Nibbio accigliato
Per la vita la afferra beato
Con un colpo di reni e follia
In carrozza la portano via

Il terrore, la morte, il disgusto
Per un mondo terribile e ingiusto
No che non le faremo del male
Tornerà alla sua vita normale

Alla mamma di Lucia, l’hanno i Bravi portata via
Alla mamma di Gesù, santa madre pensaci tu
Alla mamma di Lucia, l’hanno i ladri portata via
Alla mamma di Gesù, per fortuna che ci sei tu

Chi può crederlo, neanche per sogno
Dio sapesse quanto ne ho bisogno
Di pregare e provare a scappare
Non c’è modo di testimoniare

Quanto lunga sarà l’agonia
Chi può dirmelo oh santa Maria
Controcanto degli anni a venire
Sento solo che sto per svenire

Quattro ore di viaggio serrato
All’arrivo dall’Innominato
C’è una vecchia disposta a cambiare
Non sapendo che pesci pigliare

Un destino che pare segnato
Ma è in subbuglio l’Innominato
C’è qualcosa che ottunde il suo cuore
Qualche cosa che assomiglia all’amore

Alla mamma di Lucia, l’hanno i Bravi portata via
Alla mamma di Gesù, santa madre pensaci tu
Alla mamma di Lucia, l’hanno i ladri portata via
Alla mamma di Gesù, per fortuna che ci sei tu

2013