Io, Mauro, un freddissimo giorno di gennaio, e Fabrizio de Andrè che ci trova ad aspettarlo nell’atrio di un grigio palazzo milanese, dove sta finendo di registrare Anime Salve. Soli noi tre, per un attimo lungo quanto il Precambriano. Pare la persona più gentile e affabile del mondo, benché alla Ricordi ci abbiano appena confidato che lavorare con lui (e viverci) sia terrificante. Ci sprona a suggerirgli le parole da scrivere per accompagnare l’autografo e non disilludere, forse, le nostre puerili aspettative, ma siamo a malapena in grado di bofonchiare un saluto. Se ne va con una cassetta fra le mani e un criptico titolo fra parentesi: le acciughe fanno il pallone.
Piccolo centro a pochi passi da Piacenza, il caffè letterario Melville mi accoglie come un figliol prodigo. Faccio un po’ di tutto, accompagnato dalla squadra al completo, Camilla compresa. Mi fa le foto Cecilia, improvvisando. Ci fermiamo a dormire in un hotel di Piacenza, prenotato da Stefano, per festeggiare degnamente il nono compleanno della Sofi. Due giorni da incorniciare, nonostante l’umidità, la pioggia, un pessimo salame della Transilvania…
Mi chiama Marta del Barcaiolo per propormi questa giornata particolare, nel cuore di Lecco, al termine di un lungo viale alberato. Ci vado senza tentennamenti. Conosco il vicesindaco della città, Vittorio Campione, al quale parlo del mio futuro cd sui Promessi Sposi. Sembra interessato. Mi perdo osservando una parete a strapiombo, dove alcuni scalatori provano i passaggi più ostici per tentare la cima di qualche Himalaya.
Per la terza volta suono al Tambourine, in quest’occasione grazie alla Castello Booking. Simone Costello è un ragazzo simpatico, disponibile e stiloso. Mi trovo subito in sintonia con lui, e insieme azzardiamo a una serie di progetti futuri, prendendo come spunto anche il libro “La Musica dell’Assenza” (che ho scritto nel 2012). Una sera interamente dedicata al cantautorato anni 70. Propongo anche brani miei, come “Lo stronzo” e “Lady D”. Va tutto benissimo, compresa la suggestione di trovarsi a vagabondare per le strade deserte di Seregno, ormai oltre l’orario limite indicatomi per l’inizio del concerto.
Presentazione del cd Uomini e no, sulla storia di Concorezzo. Serata fiacca, benché fossimo in un bellissimo teatro. Io non ero granché su di giri, e questo ha pesato sul resto della band. Avevo due dannati fari che mi accecavano rendendomi la vita difficilissima e vestivo un abito col quale per nulla mi sentivo a mio agio. A fine spettacolo mi viene incontro un’amica che non ha certo peli sulla lingua, per dirmi che abbiamo offerto un’esibizione pessima. Non me la sento di biasimarla, credo abbia ragione. Quando si suona in tanti deve scattare una certa magia, sennò diventa un’agonia. Stasera quella magia non c’era affatto.
Pietro, il gestore del Vecchio Tagliere, dice di amare la mia musica (e arriva a confidarmi che ho una bella voce!). E’ un signorotto per bene, elegante e raffinato. E’ un martedì sera, non c’è in giro molta gente, ma bastano i presenti a rallegrarmi. Federico Mazzoleni, sua moglie Tiziana e Anna (che gira il video di “Geordie”). Federico è stato uno dei miei migliori compagni delle scuole superiori; ricordo ancora benissimo quando andavamo al parco faunistico le Cornelle a infilare i sassolini nelle proboscidi degli elefanti. E’ stato molto bello rivederlo e donargli i miei cd.
C’erano una volta i Cantautori, l’impegno sociale e politico, le radio libere, i capelli incolti, i pantaloni a zampa, Pasolini, i fumetti della Bianconi, le tovaglie a quadretti rossi e bianchi con i bottiglioni di vino rivestiti di vimini… c’era una volta il bisogno di esprimersi in maniera diversa, pur sapendo che gran parte degli italiani non avrebbe capito, perché pareva inconcepibile apprezzare brani da sei minuti senza il ritornello cantati da non cantanti e sciagurati che non sapevano nemmeno completare il giro di do. Era, comunque, tutto più spontaneo e puro e forse proprio per questo, per alcuni, quegli anni non sono mai trascorsi.
Il vero problema non è la classe dirigente corrotta o non corrotta. Il vero problema è la scuola. Il problema parte dal basso della piramide sociale, dove il criterio selettivo si basa ancora sul QI, e forgia figure perfettamente in grado di comandare senza avere i presupposti etici per farlo. Ken Robinson dice che l’arte della danza non dovrebbe valere meno delle ore di matematica, di storia e di economia, perché così non si penalizzano le persone con il lato artistico più sviluppato, capaci di prerogative come la sensibilità sociale, la gentilezza, l’empatia, che mancano alla maggior parte delle persone che oggi giostrano i nostri futuri e che dovrebbero, invece, costituire i cardini reali di un popolo civile. Il fulcro della questione risiede nell’intelligenza emotiva e in paradigmi come quelli ben decantati dal quasi Pulitzer Daniel Goleman. Sarebbe interessante che qualcuno se ne accorgesse.
L’Osteria Crespi non c’entra nulla con Crespi D’Adda, di cui ho cantato sul fine degli anni Novanta. Si trova nella via omonima, in uno dei polmoni popolari più verdi di Milano, rappresentato dalla vitalissima, coloratissima e cosmopolita via Padova. Mi accoglie una signora sulla cinquantina e un ricciolone appassionato del cantautorato anni Settanta. Accontento entrambi, promettendoci di risentirci presto. Eli Eli viene a sentirmi con una sua amica e mi scatta qualche foto. Tipo questa che mi coglie intento a leggere l’ultimo numero di Blow Up.
Festa dell’Aia a Roncello. Un ubriaco monta su un tavolo e per poco non ammazza un bambinetto seduto a mangiare patatine fritte. Arrivano valangate di Guinness che tracanniamo come scalmanati. Lo spettacolo in sé non è degno di essere ricordato, ma è stato bello rivedere dopo secoli la Greta. Alle superiori abbiamo avuto una specie di mordi e fuggi. E’ sempre carina come allora. C’era nei paraggi anche Paolo, amici da una vita, e organizzatore della kermesse.