Hanno già chiuso un sacco di giornali, ma la fine dell’Unità mi lascia con un’amarezza in più. Non per la politica, o per avere esordito sulle sue pagine come giornalista scientifico; ma perché con essa se ne va anche un immaginario al quale continuo a rimanere affezionato. 90 anni di storia italiana, il fantasma di personaggi altisonanti come Gramsci, il fondatore, le canzoni di Guccini degli anni Settanta; e per stare più al passo coi tempi, le pagine del quotidiano tutte spiegazzate sui tavolini del Basel di Oreno o di qualche altro circolo della zona, così demodè, così provinciale, così legato al culto di un asso di cuori, di una bocciofila, di un buon bicchiere di rosso. Non è tanto la morte di un quotidiano, quanto la morte di un’idea. E quando se ne va un’idea, che sia condivisa o meno, è sempre una sconfitta.
Una delle case più lugubri e fatiscenti che mi sia mai capitato di vedere. C’era muffa dappertutto, i muri intrisi di umidità, un odore nauseabondo, quadri horror alle pareti. La Sofi è stata male ed è dovuta correre immediatamente fuori per riprendere fiato. Ma ero al cospetto di un 84enne, autore di canzoni in friulano, con una voce calda e soave, non potevo andarmene. Casa Usher, al confronto, una barzelletta. Anche lì c’erano fantasmi, e chissà quanti quintali di storie da raccontare. L’ambiente malsano, ma anche l’energia che si respirava era tutt’altro che benevola. Lui dice di avere composto quasi 200 canzoni, ma non ha mai voluto guadagnare niente, dice di averlo fatto solo per amore della cultura. Gli chiedo un cd, ma mi risponde che non ha mai registrato nulla per paura che qualcuno possa soffiargli i pezzi. In cucina scorrazzava beata una famiglia di scarafaggi. Me ne sono andato con l’amaro in bocca e il ricordo del giorno in cui feci visita ad Alda Merini. La casa era simile, ma… è stato diverso. Decisamente diverso.
sera in cui aprimmo per i mercanti di liquore, qualche anno fa, con miko e mauro, suonammo caporetto, se non sbaglio, forse lezioni di mineralogia. c’era un mucchio di gente, bazzicava anche tonino carotone, brillavano parecchie bancarelle. alla fine mi fermai a parlare con un tipo di cui non ricordo nulla, disquisimmo di musica giapponese, all’epoca non ero molto interessato al mondo nipponico, non come oggi…
I
Con i fichi quasi maturi
I trattori galoppano
Le donne sbucciano i cetrioli
Evocando epoche sepolte
Piove da qualche giorno
E forse pioverà per sempre
La salsedine dice e non dice
Oltre la casa del guardiano
Si pescano di acqua salmastra
Facili a dirsi, meno da assaporare
Trattorie abbandonate
Che esalano respiri inutili
Principesse dal sonno arretrato
Proseguono per la strada maestra
I sogni non attendono
Lo sanno bene anche loro
II
Quei brufoletti raccontano mille cose
Manca poco ormai a sbocciare
E Cecilia le sta accanto
La sua stellina da Le mille e una notte
Trieste ci racconta una storia da inventare
Fra poco l’assaporeremo
In fondo una sessantina di chilometri
Cosa volete che siano, non sono nulla
Se confrontati a tutti quelli
Che abbiamo percorso insieme
Mano nella mano come due inseparabili
Pagine di diario segreto
Mentre ti guardi intorno
E insegui affascinanti chimere
E ti chiedi perché siamo noi
E non altri a spulciarci le efelidi
III
È ora di andare a dormire
Russano anche i cani
E pure gli alberi dei giardini di Gorizia
Che hanno già steso i loro tappeti rossi
Dopo di noi verranno gli unni
Poi gli ostrogoti e i visigoti
E se tutto andrà secondo logica
Sarà la volta degli assiro babilonesi
Anche noi ci disseteremo alla foce dell’Eufrate
La storia si ripete
Si scaveranno nuove trincee
E nuovi campi di concentramento
Ma non staremo a guardare
Parleremo ai cannoni
Gli diremo di rinunciare
Alla solita congiura umana
IV
Mentre il torneo di Wimbledon prosegue
Come nel 1985 con Boris Becker
E quella ragazza col sedere alto
E lo schiaffo che mi sono preso
Dopo averglielo sfiorato
Più o meno volontariamente
Un tipo davvero provocante
Che mi fa girare la testa per qualche anno
Poi però le cose sono cambiate
È arrivato un tale da Voghera
Con la criniera da camaleonte
Senza paura e senza peccato
Ma c’era già lei
Una biondina molto meno bastarda
Pronta a donare tutta se stessa
Compreso il suo incredibile charme
V
Poi lei che mi ricorda secoli fa
C’era la luna piena tutte le notti
Così andavamo avanti senza timori
Come grilli abbandonati alla tormenta
Faceva freddo, ma chi se ne accorgeva
Era sempre estate, anche d’inverno
Lei stava a guardare le stelle
Che brillavano anche di giorno
Ed io con lei
Non mi lasciavo scappare l’occasione
Di osservare Venezia all’orizzonte
Mica un pianeta qualsiasi
Gli altri erano nei paraggi
Ma chi se li filava
La musica bastava e avanzava
Non servivano ipocrisie
VI
E tu che stai sempre qui ad aspettarmi
Come ieri e come sempre
Anche se non sono mai stato un cecchino
Scontatamente magnanimo
Dove i cieli si affrontano all’infinito
Ospitando ogni notte
Nuove forme di vita paradossale
Nuovi mondi da colonizzare
Fischiano uccelli con accenti blasonati
E gracidano le rane
Eccezionalmente assorte
In pensieri convulsi
La presunzione di sapere
Che il mare è vicino
E le onde invadono la battigia
Con l’agosto ormai a un passo
VII
Un tipino magrolino di una manciata d’anni
Laggiù dove mare e sabbia si accoppiano
E dove i pescatori inventano telline
E dove le adolescenti nutrono il mare
C’erano molte meno idee
L’industria era un miraggio
Il tipino pensava alla rabbia
E al modo di arginarla
Non sapeva come sarebbe andata
Ma alla fine se l’è cavata
Oggi vive in una casa tutta sua
Con un mucchio di galline e un grande orto
Possiede inoltre una dozzina di figli
Concepiti da una dozzina di mogli
E parecchi scagnozzi
Pronti ad accoltellarlo alle spalle
VIII
L’avevo lasciata così lo scorso anno
E oggi è ancora lì
Con la solita abbronzatura di plastica
Sul solito lettino verrucoso
Sa l’italiano ma non se ne serve
Preferisce il pettegolezzo
Campa di stenti filosofici
Preferisce lo scoop
Gioca a carte d’estate
E racconta borie
Prega per abitudine
Ma non si pente mai
Di sera toglie la dentiera
E inaugura nuovi sogni confusi
Pressoché impossibili
Come volare su Ganimede
IX
Incontrata dopo più di un anno
Ho avuto una pessima impressione
Con quella faccia da merluzzo
E gli occhi da pastore maremmano
Nessuna parola da sprecare
Quella sa solo ammazzare galline
Ma ci sono i consanguinei a discutere
Al posto mio, grazie a dio
Un quintale di bla, bla, bla
E il desiderio non da poco
Di mettere qualcosa sotto i denti
Ma occorre aspettare la luna giusta
Nel frattempo ci dedichiamo all’hashish
Facendo finta di invecchiare per gioco
Provando a masticare idee
Che possano restituirci la libertà
X
Non ci sono le lucciole a Marano
Ma una moltitudine di pesce
E una casa dove vivono maghi
Con gonne violette
Passano la giornata a riposo
E danno il meglio di sé all’imbrunire
Quando la gente cena
Davanti alla tv
Tira un’aria strana
Ma non proprio sinistra
Ci vanno anche gli innamorati
Catapultati in un altro paradigma
Il custode del faro è Pietro Marani
Vive lì da almeno mille anni
C’è chi sostiene che non sia umano
Ma qualcosa di irreprensibile
XI
Non è la questione palestinese
A impensierire i nostri giorni
Ma ci sono troppe anomalie
Nel susseguirsi dei fatti
Ora che i figli di Israele sono scomparsi
Diventa tutto più complicato
E anche gli scritti di Keret
Non possono fare miracoli
Sarà l’inferno dicono
Dice qualcuno, senza dubbi
E allora si prova a sparare
Perfino la Corea partecipa alla kermesse
L’offensiva contro Gerusalemme
Una combutta già scritta
È stata inaugurata da tempo
Difficile prevedere l’esito del negoziato
XII
Non si dice malinconia
Piuttosto consapevolezza
L’immagine di un ricordo
E di un abbraccio più tenace
Siete sempre più grandi
E ogni giorno più importanti
Mica come prima
Da darvi per scontate
Alla fine si respira la stessa aria
Con lo stesso fragore
Non si scappa alle illusioni
Così comanda il tempo
Ma abbiamo il calendario
A tenerci vicinissimi
Meno tre, meno due, meno uno
Finché un bacio
un ragazzo mi si avvicina per fare qualche pezzo. si chiama mario amato, è napoletano, e ha partecipato con successo alle selezioni sanremesi. fa parte della scuderia del figlio di angelo carrara, della target music, (dopo essere finito fra le grinfie della maionchi, che a quanto pare lo mise sotto contratto). scambiamo due chiacchiere; è gentile e simpatico. suona qualche canzone a me sconosciuta, una gran bella voce, ma… ecco il suo singolo: