surreale certo il tema ma amando da sempre l’islam non potrei pensare il contrario eppure tutto ma toccare gli yazidi altrochè comprensione viviamo ai tempi della bibbia da qualche ora si possono avanzare ipotesi ma non ci sono grandi parole da spendere se non ascoltare arvo part
prima la fotografia dissacrante (?) di richard kern, poi un tale, campione di immagini senza tempo… come se la fotografia rincorresse il tempo. ma quale tempo?
Mauro mi ha spedito i primi brani pre master (del cd sui Promessi Sposi). Ascoltati in cuffia mi sembrano eccellenti. Non avevo dubbi sul suo talento, ma non credevo potessero venire così bene. Ha sacrificato qua e là qualche intervento di Kristina, ma in generale mi pare ci sia un ottimo equilibrio fra le canzoni. Ne riparleremo al rientro, intanto mi godo la coda delle vacanze con il mio gineceo.
Il momento non è dei migliori, a quanto sembra. Obama vuole (ri)bombardare l’Iraq. Gli israeliani e i palestinesi non sono sazi dell’ennesima carneficina. Putin non si sa bene cosa voglia fare, ma intanto inaspriscono i rapporti con gli Usa e l’Europa (e cadono dal cielo aerei destinati altrove). Ci sono poi la Corea, la Siria… Come se non bastasse l’Ebola sta conquistando anche il Vecchio Continente e si continua un po’ ovunque a combattere per il solito stupido e vetusto paradosso: portarsi a casa un dio che in realtà è il dio di tutti. Mia nonna mi raccontava della Spagnola e dei morti della Prima e Seconda guerra mondiale e di quando sua madre si alzava a pregare nel cuore della notte, obbligando il marito (mio bisnonno), benché dovesse alzarsi alle cinque per andare a lavorare, a fare altrettanto. A scuola mi raccontavano delle crociate e dei conquistadores spagnoli. Sono trascorsi cento anni esatti dallo scoppio della Prima guerra mondiale, ma pare non sia cambiato nulla: la guerra continua a fare molta gola al genere umano. Sarà, inevitabilmente, un autunno assai caldo.
Fu un amico dell’osteria Acquabella a parlarmi per primo di Yasujiro Ozu, magnifico regista giapponese. Ora, dopo aver visto, “Viaggio a Tokyo”, posso confermarlo con certezza: strepitoso. I toni del suo cinema, i colori lievi, le abitudini dei nipponici, la gentilezza… l’ideale da guardare una sera di piena estate, con l’orchestra dei grilli di sottofondo e le bimbe già a letto. E, dato non trascurabile, con “Ferragosto” (il mio settimo romanzo), chiuso con discreto anticipo sulla tabella di marcia. Amo i suoi personaggi, le storielle d’amore che dipanano dal succo della vicenda, me lo immaginerei “trasposizionato” proprio dalla mano di Ozu. Ambrogino e il Giannino, la Lina e l’Agnese… a breve ne riparleremo.
Ieri sera concerto di Pino Daniele, mai amato, ma ieri sera, magico. Forse perché con Sofi, a correre avanti e indietro sulla battigia, la luna alta e splendente sull’orizzonte, una brezza estiva tonificante. Certe canzoni che ascoltavamo soprattutto a metà anni Novanta, a casa di Toschi, il Settecento a un passo, un vecchio guscio di tartaruga gigante, Brindisi, ragazze spregiudicate che volavano sullo skate. Belle sensazioni. Ieri e oggi.
Alla gente non interessa la musica. O almeno non le interessa come le interessa un bel piatto di carbonara. L’ho sempre saputo ma fa male accorgersene ogni volta. In questi giorni lo verifico in Friuli, dove ci sono cittadine e paeselli incantevoli, con localini stupendi, che rimandano tanto alla cultura slava, quanto a quella mitteleuropea, dove però manca l’anima: manca la musica. Non c’è musica. Le piazze sono vuote e silenziose. Possibile che nessuno se ne accorga? Oggi ero in giro per Pordenone, ieri ero a Gorizia, qualche giorno fa a Portogruaro e a Marano. Gioielli di storia e arte. Ma non c’è musica. C’è troppo silenzio. E il silenzio delle città uccide il pensiero. Non si può pensare solo alla carbonara. È necessario anche bere e ascoltare. Musica. Oggi è bastato il suono lontano di una fisarmonica, di un rom che chiedeva l’elemosina, e tutto è tornato a quadrare. Ma per chi altri?
di parole da spendere su mauro ne avrei un quintale, più di vent’anni di storia comune, mille cose, miliardi di cose, canzoni, chilometri in auto, in bici, sulle nuvole… suonavamo e cantavamo canzoni come ‘quando il sole brillerà’, ricordo bene questa sera, a omate, piena estate, il molgora a pochi metri…
senza un perché… anche se avrei voluto dire memorie di adriano…
Hanno incrociato il mio cammino in momenti lontanissimi della storia, e mai avrei immaginato che un giorno potessero incontrarsi e farsi fotografare insieme. Fu un fulmine a ciel sereno il primo disco di Steve Earle, era forse il primo anno di università, e per colpa sua (e di altri come lui) ho saltato un sacco di lezioni. Poi molti anni dopo, con la laurea già in tasca, è arrivato Davide Van De Sfroos, per dirmi di una mia canzone e dell’altro che mi porto felicemente appresso. Ancora adesso osservandoli insieme li vedo così distanti, eppure così vicini a me. Passa il tempo ma è sempre il tempo di “Guitar Town”.