certo gli interessi di una persona
non possono essere limitati a un solo paradigma
ci sono fin troppe cose da imparare
uno si siede e pensa
e subito dopo vorrebbe scrivere come Luzi
un giorno essere ermetico
l’altro un registra che descrive la vita di Leopardi
ci sono tante cose che ci ruotano intorno
impossibile limitare gli interessi a stupidi sillogismi
la scuola ci insegna per prima tante cose
poi se ne mettono a frutto veramente poche
ma intanto l’idea della complessità si fa strada
e poi si arriva a un giorno di intelletto
e ci si chiede più cose
e si arriva a giustificare più interessi
il fascino dell’eclettismo
un modo diverso di vivere il pensiero
la filosofia, quant’altro
l’apoteosi della scrittura
i fasti dell’Iliade e dell’Odissea
mensole piene di libri impolverati
che invocano silenzi diversi
mensole piene di libri impolverati
ciò che tutti noi vorremmo/dovremmo essere
Abramo, Isacco e Giacobbe. Essenze del racconto biblico. Aria, fuoco e acqua, come i tre elementi fusi fra loro. Non una sfida, ma la sfida. Quella di raccontare la Bibbia trasversalmente, ebrei, cristiani e musulmani, figli di un unico dogma, mal interpretato e per questo motivo di scontri mai sopiti. L’idea è quella di andare oltre e fare sposare il mondo cristiano con quello islamico… epigoni dell’etno-religiosità del popolo eletto. L’apostasia al posto del pregiudizio, l’impeachment che conforta e non bandisce, ché sfama l’intelletto e non il bieco opportunismo della ragione. Sono sempre maturi i tempi per il canto e il disincanto.
un amico che dipinge e ama l’autunno e fa todorovich
è passato un mese da quando ho iniziato a insegnare scienze al liceo di busnago e finalmente inizio a muovermi con una certa disinvoltura. certo non è stato facile condensare tutti gli impegni tradizionali, giornalismo, musica, scrittura. in ogni caso dopo la data di lecco tiro un bel respiro di sollievo…
un centinaio di persone, un’attenzione rara del pubblico, molti amici, io, kristina, manzoni, borges… la data di presentazione del cd dei promessi sposi nelle immacolate cantine della villa di don lisander non poteva andare meglio…
l’altro giorno parlando per OBC del tango di Bucarest, andrei certo a farci un giro, in una capsula del tempo, programmata per il 1935 (?)
L’altra mattina, come una di queste mattine, che sembra primavera, in gita a Busnago, a vedere le anatre volare, e il cielo appena spuntato, nuvoloso, nuvole di un’alba mesta col fiatone e la rugiada e la brina e la guazza
Quando andavo a scuola mi mancava la musica a lezione. Cercavo un modo per coniugare le scienze alla musica, ma solo ora trovo il modo concreto di farlo. Tipo in questi giorni che in uno sperduto liceo del pontirolo finiamo di parlare di vento…
Kansas – Dust in the WIND
Bob Dylan – Blowin in the WIND
David Bowie – Wild is the WIND
Moby – Whispering WIND
Jimi Hendrix – The WIND cries Mary
Muddy Waters – Blow WIND Blow
Van Morrison – Cold WIND in august
Elton John – Candle in the WIND
The Prodigy – WIND it up
Scorpions – WIND of change
Chateau Marmont – WIND blows
(Pietrangelo Bertoli – Eppure soffia)
il vero problema forse è riconducibile ai semafori ché con il loro sopravvento per la prima volta emerse la necessità di regolamentare il traffico e quindi un eccesso di buontemponi in giro a fare cagnara. dal giorno dell’invenzione dei semafori tutto è diventato regola, ogni cosa deve avere una regola. le regole, dunque, parafrasano la politica attuale e la scuola, realtà che tengono in piedi la società, ma completamente prive di fantasia. sicché le regole uccidono la fantasia, i semafori hanno iniziato a uccidere la fantasia. e non ci siamo ancora fermati. oggi vado a prendere mia figlia a catechismo e noto all’improvviso una marea di bimbi che esce dalle aule. tutti regolamentati da un orario ben preciso. dopo di loro, gli altri, tutti cronometrati. viviamo in un mondo fatto di regole, ma ce ne sono troppe e spesso inutili. non vorremmo svegliarci un giorno e dover compiere un preciso numero di respiri nelle 24 ore, perché non si può superare una certa regola. una certa soglia. tutta colpa di uno stupido e banale semaforo. il primo, a milano, nel 1925.
visto che in questi giorni si parla di nobel e io sto divorando quintali di chimica e mi rendo conto che per parlare con uno di questi giocherei tranquillamente carte false, i primi decenni del novecento, quando mai riavremo un fervore intellettuale di questa portata?