I
Anche Cecilia se n’è accorta
Fuori dalla colletta alimentare
Per poco non finivamo atterriti
Dal riflesso del suo scalpo
Invece non abbiamo badato a spese
E siamo andati oltre
Inseguendo la nostra logica bistratta
Particelle in subbuglio
Giunti a una manciata di metri
Mi sono voltato per ripescarla
E lei era ancora lì
Con lo stesso incedere cristallino
Nei pressi dell’ascensore
Spedendo tutti dritti all’inferno
II
Sembrava un’altra persona
Un’orientale diversa dall’est
Anche la sua lingua incespicava
Le ciglia ben allungate
Doveva compiere un miracolo
Resuscitare le vittime dell’Inquisizione
Un modo particolare di emanciparsi
Incredibilmente povero ma felice
Poi sono calate le tenebre
E se n’è andata anche la speranza
Sottobraccio con lei
Perduta per sempre
In un rivolo di sapori esotici
Oggi come ieri inappuntabili
III
Sai la ragazza di Bukowski
Forse si chiamava Cass
Stavo seduto su uno sgabello
Non lontano dall’Accademia
Mi sono messo a leggere
Nel cuore della libreria
E il tempo è volato via
Come una scheggia siderurgica
La commessa mi ha inseguito
Per chiedermi l’ora
E altre cose sulla mia camminata
Ma io ero ancora a Bukowski
E a quel suo racconto
Raggiunto per caso
Un giorno disquisivo con un’amica sulla reale capacità artistica di Van Gogh. Sosteneva che non sarebbe mai stato Van Gogh se non si fosse tagliato l’orecchio, se non fosse finito in manicomio, se non avesse mangiato gli oli che usava per colorare. E’ possibile, visto che, spesso, le rocambolesche biografie hanno il potere di surclassare le oggettive potenzialità di una mente febbricitante. Però un quadro con la Notte stellata non può lasciare indifferenti e alla straordinaria perfezione di un Raffaello, potrebbe non risultare poi così difficile anteporre l’attitudine popolare di Vincent. Se poi venissimo a sapere che dietro a tutto ciò si nascondono i brillamenti di una galassia a spirale… http://www.rivistanatura.com/identificata-la-galassia-del-quadro-van-gogh-la-notte-stellata/
C’era un tale anni fa che si faceva chiamare Huckleberry Finn in onore di Twain e delle sue storie strampalate. Registrò due cassette con canzoni che sapevano di Mississippi, tempi andati, caffè parigini, vetri appannati, giorni di pioggia, hobo. Quei nastri sono rispuntati da un vecchio baule e benché si tratti di materiale acerbo e obsoleto, ho trovato cose non banali e interessanti. Ho chiesto in giro info sul vecchio Huck, ma a quanto pare ha cambiato paese molti anni fa e probabilmente ora non si ricorderà nemmeno più delle sue canzoni folk. Mi è venuta così l’idea di rimetterci mano, limandole qua e là, per poi registrarle daccapo. Sarà un nuovo cd che vedrà la luce a primavera, con fantasmagorici titoli tipo “Il regno delle nebbie”, “Il re dei boyscout”, “Ramblin’Jack”, “A Bob”. Insomma, Huck is back.
1. Il regno delle nebbie
2. Il re dei boyscout
3. Osteria
4. Il fuoco della vanità
5. Un sorriso
6. Ramblin’ Jack
7. Patchwork
8. A Bob
9. Due parole per un giorno
10. Dolce lady
11. Un uomo
12. E’ la nostra generazione
dunque riassumendo la mattinata ai logaritmi e compagnia bella e la sera un’altra matematica, più semplicistica, ma sempre impenitente e sdoganata, fumo di tabacco, e l’aria di mcdougall street
era un po’ l’iniziale passione per il giornalismo, o per la scrittura in generale, o era semplicemente il bello di poter rispolverare antichi misteri come quello della ‘casa dei fantasmi’, quando ancora si poteva chiamare tale e incontrare due ultranovantenni che avevano il potere di affascinare come due rockstar. il succo di questa scartoffia, saltata fuori in questi giorni, complice il futuro libro sulla storia di agrate, un tuffo nel passato, quando lavorare per la gazzetta della martesana era come scrivere editoriali per il new york times
appuntamento il 7 febbraio con il nuovo cd dei matrioska, il bootleg, e il rispolvero dell’antica sinergia radio corneliani-matrioska, con canzoni come ‘lezioni di mineralogia’, ‘uomo nel pallone’ (‘anna ti prego’) e ‘luci a bagdad’… ecco la tracklist completa:
1) Cielo di settembre
2) Ci vuole serietà
3) Quando Luca ha finito di…
4) Come mi vuoi
5) La domenica mattina
6) Firenze
7) 18:23
8) Infiniti ponti
9) Uomo nel pallone
10) Lezioni di mineralogia
11) Non voglio più
12) Qualcosa dovrà pur succedere
13) Sto bene se non c’è
14) Mentre tutto cambia
15) Luci a Baghdad (Carroponte 2013)
16) Vedi cara (Studio 2006)
17) E’ solo un gioco (Nautilus 2013)
18) Che velocità (Provino ’98)
19) La mia città (Provino ’98)
20) Altalena (Provino 2012)
21) Ora che (Alternative version)
22) Al Carroponte
orbene accadde che l’accademia di italiano di milano si sia presa la briga di “parafrasare” una canzone contenuta nel disco ‘uomini e no’. il bis, dopo aver saputo del rispolvero dell’antica sinergia radio corneliani-matrioska, con il nuovo disco dell’ensemble ska milanese, ‘il bootleg’, in uscita il 7 febbraio e contenente magiche versioni di ‘lezioni di mineralogia’, ‘uomo nel pallone’ (anna ti prego) e luci a bagdad…
insomma non ci si raccapezza più, fra oriente e occidente in tutti i sensi. intanto è partita la grande saga, su per giù 3-4 anni, ottimo programma, ottime sensazioni, avanti tutta…
Come accade in medicina, per procedere nella cura di un malato si parte dall’anamnesi, si valutano cioè gli aspetti che hanno caratterizzato in passato la sua salute. Lo stesso dovrebbe accadere per ciò che riguarda gli eventi inaspettati che si verificano all’interno di una società, di un popolo, di un movimento religioso o politico. Se non si compie quest’azione si rischia di formulare tesi distorte, che non possono fare altro che allontanare l’immaginario collettivo dalla verità. Dal passato, quindi, si dovrebbe partire anche per comprendere la tirannia del radicalismo religioso, per poi poter correttamente gettare le basi perché fatti simili non si ripetano più. Non serve risalire all’inizio della storia dell’Islam, e nemmeno soffermarsi sulle crociate, di cui tanto si parla quando c’è da chiarire i rapporti fra oriente e occidente. Basta partire dal 1683. Dai turchi che, a Vienna, vengono spazzati via nella battaglia di Kahlenberg, da un capo polacco, Sobieski. Muoiono 15mila musulmani, a fronte di 2mila cristiani. Napoleone sconfigge in Egitto i mamelucchi che vivono in Nord Africa da cinquecento anni. La Francia occupa Algeri nel 1830. Poi assoggetterà il Marocco e la Tunisia. Gli italiani sbarcano in Libia, in Eritrea e in Somalia. L’Egitto cade nelle mani degli inglesi e così il Sudan. Il colonialismo è un dato di fatto, così il razzismo. Nell’Ottocento i cristiani comandano in tutti i paesi arabi, e i seguaci di Allah sono obbligati ad accettare le condizioni dell’occidente. Per decenni. Cercano di ribellarsi, ma la potenza europea è impareggiabile. Ci provano, ma con pessimi risultati. Uno su tutti. 1898, poco più di cento anni fa, in Sudan, 60mila musulmani si catapultano sugli inglesi – dominatori nella loro terra – per dire fine all’usurpazione dei loro diritti e dei loro territori; ma al termine della battaglia si contano 60mila islamici morti e appena 48 inglesi. Si passa al Novecento. Ci sono ancora molti scontri. Tutti a favore degli occidentali. Fino alla recentissima storia. Le battaglie con gli americani in Iraq e in Afghanistan. Inutile dire a chi è andata la vittoria. Ora, nessuno intende giustificare il radicalismo religioso, ma per poter dare un significato preciso a quel che sta accadendo è necessario ricordare che il fondamentalismo islamico nasce soprattutto dal senso di penosa inferiorità e debolezza in cui il ‘dar al Islam’ (il regno dell’Islam) si è sempre trovato rispetto al mondo cristiano. E tutto ciò dovrebbe portare a una riflessione, o perlomeno indurci a supporre che in parte siamo anche noi complici di questo epilogo. E il motivo è molto semplice: non c’è mai stato un oggettivo e costruttivo dialogo fra Islam e cristianesimo, perché se ci fosse stato, se le cose fossero state gestite con il buonsenso e non con le armi e con il sangue, forse non ci ritroveremmo a manovrare situazioni tanto difficili. E’ troppo comodo risolvere la disanima suggerendo ai moderati dell’Islam (quasi due miliardi di persone pacifiche che sostanzialmente credono negli stessi precetti elencati nei vangeli) di uscire allo scoperto e gridare nelle piazze che i terroristi sono solo dei pazzi sanguinari. Occorre valutare un modo nuovo di compenetrare le realtà sociali, politiche e religiose che ci circondano, con rispetto, stima e umiltà. E non con la sufficienza e il pressapochismo con cui da sempre guardiamo il mondo delle moschee. E proprio noi che dall’impero romano in poi abbiamo gestito le sorti del pianeta dovremmo essere i primi a muoverci in questa direzione. Chiudo con le parole di un bravo storico, Franco Cardini: «Noi dimentichiamo, autoassolvendoci, di aver per secoli sfruttato e sottomesso i paesi musulmani alla nostra politica coloniale che non era proprio una logica di libertà, ma con la nostra idea di libertà noi ci crediamo i puri, i buoni e tutti gli altri i cattivi. Mi pare una lettura affrettata e semplicistica. I cristiani abitano la parte privilegiata del mondo che ha in mano i destini economici, finanziari e tecnologici dell’umanità; se usiamo male queste leve con politiche sbagliate, la responsabilità è solo nostra». E’ stato così in passato, e senza un dialogo aperto e sincero con l’Islam sarà così anche domani. Ammesso che non sia ormai troppo tardi.
Filastrocca di fine anno
Lungo le rive del lago di Iseo
Combattono i cigni puntando al Pireo
Le barche all’ormeggio rispondono al via
Si arriva, si parte, Giuseppe e Maria
Ma non è Natale, Silvestro lui fa
Il nome del santo che figli non ha
Son strade di monte, son vicoli bui
Retaggi ungheresi, parentesi altrui
Negozi di dischi, semmai antichità
La neve in montagna, l’albedo che fa
Buon anno da Sofi e Camilla dov’è
Buon anno da Fabi, Cecilia e da me