la disanima…
neil young e agrate brianza, come dire i pinguini e il fezzan libico. così vedendo che c’era qualcosa del genere in programma non ho potuto fare a meno di rallegrarmi. mi informo e scopro che è la proposta del mio primo e indimenticato maestro di chitarra e di un tipo che negli anni ho intravisto solo qualche volta: per esempio il giorno in cui si esibì prima del magico david bromberg. lo show si intitola waterface ed è la storia della trilogia oscura di neil young. che ha segnato anche il mio cammino esistenziale. tre dischi bellissimi, fra i migliori a parer mio della discografia del canadese. così sapendo dell’evento mi sono organizzato fin da subito per schivare impegni e farmi trovare pronto per la grande occasione. angelo. prima mi dice che viene, e poi quando sono là, com’è logico, mi dice che non viene. ci mandiamo affanculo, e vado da solo allo spettacolo. arrivo che la sala è discretamente piena. gli agratesi come potevasi sospettare sono il cinque percento. meglio così. scambio due parole con qualche amico, mi sistemo in fondo e mi godo lo show. topico l’inizio in cui entra pj e suona needle of the damage done con la chitarra acustica. credo di averlo sentito suonare l’ultima volta negli anni ottanta. un grande piacere. scoprire soprattutto che la suona ancora bene, visto che il pezzo è tutt’altro che semplice e richiede una discreta maestria nel fingerpicking. da lontano pj, benché indossi una caratteristica camicia a quadri, non mi sembra neil young ma everett degli eels, o semmai suo padre, hugh everett III altro grande mito, genio della meccanica quantistica. pj canta e racconta, con malizia, spontaneità, disinvoltura, e si è sparati di colpo negli anni settanta. poi entrano i rusties che dal vivo non avevo mai visto ma che mi hanno recentemente intrigato con la cover di un pezzo dei supertramp, quasi la parafrasi di ragazzo solo, ragazza sola, di bowie. sono bravissimi. colpisce la capacità di marco di cantare i brani di neil e il sound di soli quattro elementi, potente, equilibrato, struggente. pj ogni tanto affianca il bassista per i cori, mentre sfilano in bianco e nero le immagini di neil e dei suoi amici. le canzoni di neil, certo, e la cronistoria reinterpretata di quegli anni incredibili. sono spesso ricordi cupi, l’eroina, i tour infiniti, il figlio di neil che ha bisogno di cure. ogni tanto lo sfondo di altri giganti, stills e nash e crosby. ma lo spettacolo tiene benissimo per oltre due ore, e vivo è il pensiero che siano troppo poche due date. me ne vado in bici per la serata di primavera e per i tre giorni successivi non faccio che ascoltare vampire blues. così vanno le cose. grazie neil, grazie padrino del grunge, grazie waterface.
La guerra. Perché nessuno la vuole. Eppure può arrivare all’improvviso. E porta con sé alcune fra le più belle canzoni che siano mai state scritte. Le guerre mondiali. L’indipendenza degli Stati Uniti. La lotta per l’emancipazione cubana. Il risorgimento italiano. La diaspora greca. Domenica all’ora dell’aperitivo, a Mariano Comense.
Ceresole Reale
13-14 aprile 2015
Il premio è…
Il premio è Davide che sa tutto dei Ramones e racconta la storia del suo primo indimenticabile pogo
Il premio è Daniel che con le mani e i piedi mezzi assiderati e la spalla ko retrocede per aiutare due compagne in difficoltà
Il premio è Federico che vorrebbe raggiungere la cima più alta e fare terra bruciata dietro sé, ma che, comprendendo l’importanza del gruppo, senza tanti perché e percome fa dietrofront, pronto per una nuova entusiasmante odissea
Il premio è Jacopo, il più alto della classe, che dorme sulla brandina più corta senza lamentarsi, inconsapevole delle mille carte che ha ancora da giocare sui banchi di scuola
Il premio è Giovanni che scopre in Simone, l’autista, un nuovo amico con cui passare la serata e che alle due di notte, mentre tutti dormono, è ancora in giro a fare cagnara
Il premio è Juan che raggiunge il masso più isolato e lì rimane a contemplare, forse per la prima volta, il silenzio
Il premio è Sofia che cerca per due giorni una cintura e che quando la trova è già ora di tornare a casa, sulle note di uno dei suoi gruppi più amati, i Dear Jack
Il premio è Simone che con i piedi intirizziti e le calze inzuppate si crogiola al sole auspicando un nuovo selfie sotto una parete a strapiombo
Il premio è Emanuela che chiede se nel rifugio ci sono i fantasmi, che si storta la caviglia su un sentiero inventato, che non ha mai ascoltato London Calling dei Clash, ma va avanti senza battere ciglio
Il premio è Veronica che dopo il primo giorno di salite comprende le sue potenzialità e arriva alla Cà Bianca prima di tutte le altre
Il premio è Elena che sul nevaio con la luce accecante presta i suoi occhiali da sole al prof e che non si arrende di fronte alla salita più pericolosa
Il premio è Nicole che quando si abbassano le luci suona divinamente Yann Tiersin, pronta a domare le vertigini del giorno dopo e, forse, a immaginare la sua prima canzone
Il premio è Mario che sfida senza remore la neve e l’acqua gelida dei torrenti con le scarpe da ginnastica
Il premio è Giulia che protegge i girini in una bottiglia di plastica con il bellissimo sogno nel cassetto di poter un giorno comprendere il linguaggio di chi è nato per volare
Il premio è Carlotta che crolla di sonno ma starebbe in piedi fino all’alba se ci fosse la possibilità di cantare un’altra canzone dei Modà
Il premio è Marco che chiude la fila durante la discesa più impervia e che in barba a Virgilio, durante il quizzone, è sempre in pole
Il premio è Luca che c’è, anche se non c’è
Il premio è la professoressa Pagnoncelli che con la sua cadenza bergamasca alterna senza problemi le morene del Quaternario alle canzoni di Jimmy Sommerville
E infine il premio è il professor Grossi che non sa più cosa inventare per passare ai ragazzi il messaggio che la montagna è una sorta di metafora della vita, perché i grandi traguardi e i grandi obiettivi possono essere raggiunti solo con la fatica e la sofferenza; e che vale sempre e comunque la pena provarci, andare avanti, mettersi in gioco, in discussione, non arrendersi mai, anche quando tutto sembra molto, molto più grande di noi
dato che è possibilissimo ascoltare contemporaneamente jerry jeff walker e charles lecocq…
una delle prossime copertine…
mi è capitata questa foto fra le mani, retaggio dell’ultimo dell’anno…
wow alla fine è andata bellissima esperienza a siviglia con i maturandi dovevano divertirsi loro così è andata ma io forse ancor di più
è davvero difficile capire le dinamiche delle serate alla galeria dell’ortica. è la terza consecutiva che mi porto a casa un mucchio di abbracci e sinfonie. e oggi ho anche incontrato una persona incredibile, capace di mangiare con gli occhi. non chiedetemi come faceva, ma tant’è. intanto bruciano nuove storie e domani tornerò al circolino di mariano comense e dopodomani parto per siviglia ed ecco quel che potrò portare a lecco per l’autunno…
LA STORIA DELLA CANZONE POPOLARE LOMBARDA, DAL SEICENTO A OGGI
1. El pover Luisin (canzone risorgimentale di origine colta composta nel 1859)
2. La bella la va al fosso (parafrasi di una canzone seicentesca intitolata “la pesca dell’anello”)
3. Il testamento dell’avvelenato (canzone attestata per la prima volta in un documento del 1629)
4. E mi la dona bionda (canzone ottocentesca da osteria)
5. Porta romana bella (canto di origine toscana)
6. La tradotta (canto della prima guerra mondiale)
7. Mamma mia mi sont stufa (canzone del 1940, dedicata al lavoro in filanda)
8. Donne donne gh’è chi el magnan (canzone dell’ottocento su un mestiere ormai scomparso)
9. A dis che i minatori son lingeri (canzone approdata nella Bassa dalle alture bresciane)
10. La povera Rosetta (canzone della mala, scritta nel 1913 dopo l’assassinio di una prostituta dalle parti di Piazza Vetra, a Milano)
11. In libertà ti lascio (canzone ottocentesca sulla malavita)
12. Se g’han de dì (storica canzone da osteria proposta soprattutto lungo i vecchi locali dei Navigli)
13. La balilla (bosinata degli anni trenta, cantata a mò di un talkin americano)
14. Oh mia bela madunina (storico brano di D’Anzi e Bracchi)
15. Faceva il palo (canzone composta da Walter Valdi negli anni sessanta)
16. La ballata del Cerutti (brano degli anni sessanta di Giorgio Gaber)
17. Ma Mi (l’unica canzone composta da Giorgio Strehler)
18. Merda d’artista (canzone di Gianluca Grossi, composta nel 2008 in omaggio a Piero Manzoni)
Passano le stagioni ma non l’insana abitudine di stilare una nuova compilation musicale ogni volta che c’è da affrontare un viaggio…
Jorma Kaukonen – Ain’t In No Hurry (2015)
Sebadoh – Bakesale (1994)
René Aubry – Plaisirs d’amour (1998)
AAVV – Prisoner’s song – Wonderful Hungarian folk songs
Those Poor Bastards – Songs Of Desperation (2005)
Bert Jansch – L.A. Turnaround (1974)
Caci Vorba – Szczera Mowa (2008)
Father John Misty – I Love You Honeybear (2015)
Steve Wonder – In Square Circle (1985)
Tom Brosseau – Perfect Abandon (2015)
Un giorno in classe i ragazzi mi fanno un piccolo dono, il ricordo della nostra performance…