Ho sempre avuto grande rispetto per le persone anziane. Perché hanno un mucchio di cose da insegnare. Ma anche per la loro spontaneità. Per la loro purezza. Non hanno più nulla da dimostrare e allora divengono candidi e trasparenti. Come la coppia di ottuagenari che ho incontrato oggi. Lui mi raccontava del bel feeling che c’era con il suocero, prima che divenisse tale. «Voleva sempre giocare a carte con me. Poi quando gli ho detto che facevo l’amore con sua figlia non ne ha più voluto sapere». Proprio in questi giorni che riscopro il valore della famiglia. Che è quello di viversi senza tempi e scadenze, come forse accadeva una volta al tempo degli ottuagenari. Siamo in vacanza e rispetto a quando siamo a casa non dobbiamo rincorrerci, stiamo sempre insieme, e stare insieme, parrà banale dirlo, è straordinariamente bello. È bello soprattutto sacrificarsi per il bene degli altri, tipo resistere per tre giorni di fila a 45 gradi perché gli altri non sono altri a caso, bensì quattro femmine agguerrite amanti della tintarella. Insomma le vacanze dovrebbero essere tutte così. Un inno alla convivenza, alla condivisione, isolati da tutto e tutti, fuorché qualche coppia di ottuagenari che non ha perso la voglia di ridere.
L’ispirazione galoppa anche d’estate ed ecco un altro pezzo per il cd di Vimercate (che cerco invano di intitolare) per l’ultimo capitolo della Trilogia del Villaggio. Racconta la leggenda secondo la quale San Francesco passò da Oreno contribuendo alla costruzione del noto convento. Mi piace crederlo, anche se non esiste la prova storica. Nel frattempo è arrivata la conferma da Vinicio: il 27 agosto suonerò le mie canzoni dei Promessi Sposi al suo Calitri Sponz Festival, in Irpinia. Sarà anche l’occasione per visitare una terra magica e perduta. Se qualche amico si trovasse nei paraggi…
LAUDATE DOMINUM
Piedi scalzi
Bocca asciutta
Nervi stesi
Pastasciutta
San Francesco
L’orenese
Baci e abbracci
Dal paese
Vimercate
Del mercato
Grande borgo
Raffinato
C’è una chiesa
Da salvare
San Damiano
Da imitare
Miserere mei deus
Secundum magnam
Misericordiam tuam
Vieni vieni
San Francesco
Sulla strada
C’è un bel pesco
Volta a destra
Poi a sinistra
Tre patate
Un’aspidistra
Se la nebbia
Scende fitta
Non temere
Schiena dritta
Non voltarti
Ad aspettare
Costruiremo
Un bell’altare
Miserere mei deus
Secundum magnam
Misericordiam tuam
Montevecchia
Il Resegone
Con Assisi
Il paragone
Azzardato
Perché no
Tutto cambia
A nord del Po
Lupi e volpi
Non guardare
Col cinghiale
Non parlare
Vieni presto
Per favore
Laudato si’
Signore
Miserere mei deus
Secundum magnam
Misericordiam tuam
Quando sta per arrivare una canzone succede qualcosa nell’aria, nella mente. Così stamane mi sono alzato di buonora con un tiro diverso e alla fine è nata “Lettera ad Antonio Banfi”, altro brano per il cd di Vimercate. Alle 9.04 era già completo. È stata una piccola magia, credo di amare moltissimo questo testo, non so bene come abbia preso forma fra i miei neuroni; ma è di sicuro il migliore fra tutti quelli realizzati fin qui per il terzo capitolo della trilogia del Villaggio. Dedicata a un grande filosofo. La musica è di stampo cantautorale, si presta a ottimi arrangiamenti minimali, interessante la modulazione sul ritornello, vedremo… Confesso che mi piacerebbe ricavarne un video. È una canzone davvero senza tempo. Totalmente sospesa.
LETTERA AD ANTONIO BANFI
Lo sai che faccia ha la filosofia
Lo sai quanto è moderna la fotografia
Lo sai che voleranno sempre di più
E Benedetto Croce
Lo sai che faccia ha la malinconia
Lo sai che Daria aspetta un’altra tua poesia
Lo sai che il futurismo non mi va
E Tommaso Marinetti
Non c’è spazio per le ovvietà
Non c’è discorso che mi consolerà
Qui davvero non c’è alcuna intensità
E dove vivi tu, chissà
Lo sai che non è sempre facile votare
Lo sai che se un politico ci sa fare
È tutta un’altra storia, un’altra verità
Chiamalo socialismo
Lo sai che il vento soffia anche d’estate
E se punta al mare saranno mareggiate
Lo sai che c’è chi non la pensa come te
E Giovanni Gentile
Non c’è spazio per le ovvietà
Non c’è discorso che mi consolerà
Qui davvero non c’è alcuna intensità
E dove vivi tu, chissà
L’integrazione sociale non è una scelta, ma una necessità. Il buonismo è un altro pianeta. La via Mazzini piena di arabi, africani, profughi e gente dell’est, non è mai stata così interessante e colorata. Una straordinaria opportunità per noi e per loro.
L’estate un pic nic fra i boschi e un riposino fra i boschi e l’innocenza e l’idea di un collegio ottocentesco ci siamo quasi quasi fra un centinaio di anni
il forno, gli elettrodomestici, i mobili della casa di villeggiatura, hanno un’anima diversa dagli altri. sarà perché, rimanendo soli per molti mesi, hanno tutto il tempo per farsi belli
mare mare mare bolo isterico reprise reprise bicicletta canna di bicicletta suono di cicale e grilli in terra di fiume e palude letture prima guerra mondiale marna primo libro quasi al termine in netto anticipo una canzone nuova per il cd di vimercate 🙂
Insomma che ne dici del violino?
Mah, non so.
Cosa ti lascia perplessa?
Preferirei il piano?
Perché il piano?
Così, perché è bello.
Non credi che ogni persona nasca con uno strumento nell’anima?
Ma che dici?
Dico sul serio.
E il mio quale sarebbe?
Secondo me il violino.
Mah, non so. Ci penso, ok?
era l’estate del 1994 e avevamo appena visto pino daniele dal vivo. nessuno di noi lo amava. ma poi sentimmo per la prima volta quanno chiove e qualcosa cambiò. così ancora oggi dopo tanto tempo riascoltarla significa respirare l’estate. un certo tipo di estate. forse proprio da allora cominciammo ad apprezzare il suono del dialetto napoletano. un suono tutt’altro che scontato. l’italia, in fondo, così bistrattata dai diktat d’oltreoceano. forse non a pino bisogna tornare, ma almeno al pudore di saper rivendicare melodie che se fossimo un po’ più audaci potrebbero dettare legge. nel mio piccolo ci provo, semmai guardando perfino oltre, ben oltre i confini del merchandising. si chiama forse letteratura mitteleuropea, si chiama forse una maglietta dei rem comprata a codroipo anni fa.
the sound of silence
the sound of silence
the sound of silence
almeno la cascina di camuzzago
l’unica cosa buona