Sempre più spesso mi ritrovo ad affrontare le scienze attraverso la musica. La prova del valore della trasversalità. E così oggi eccola una nuova sfida: se fino a ieri erano ottantotto costellazioni, da oggi ce n’è una in più, dalle parti di Marte, ed è dedicata a David Bowie. La brillante idea di un gruppo di astronomi, (pardon) conduttori radiofonici, di Studio Brussels…
la verità è che non so come prendere il cd di vimercate, con chi farlo, come registrarlo. i provini sono ok, ma vorrei fare un buon lavoro, non so… ci penso. intanto sono certe una serie di date primaverili-estive di tutto riguardo. tornerò sull’argomento.
oggi torno sul corrierone non come giornalista ma come autore di canzoni. di fatto sono al termine della trilogia del villaggio, non proprio una bazzecola, su per giù quaranta canzoni, comprese persone morte di peste o colera secoli fa, come dire, un prodotto altamente commerciabile e commestibile… perlomeno non mancano gli spunti per un’opera – lo si prenda con le pinze, nel senso genuino del termine – alla gogol, che ha descritto tanto bene la gente comune, il popolo, coloro che non facendo la storia di fatto ne sono i responsabili; perché sono questi i veri eroi, gli eroi di tutti i giorni, che non fanno notizia, ma si fanno un mazzo gigantesco, e tirando avanti la baracca rendono all’uomo il sapore invincibile della poesia. a queste persone sono dedicate queste quaranta canzoni, persone che vorrei continuare a (de)cantare finché l’ispirazione mi terrà in ballo la notte come un sortilegio. il resto è solletico, accidia, pusillanimità.
In qualche modo Bowie ci ha insegnato a volare. Su Marte e non solo. Con l’immaginazione. Io ero un infante, o poco più. Ma lui era già nell’aria come i fumetti di Topolino. Lo sentivo, lo percepivo, anche se ancora non lo conoscevo e la sua non era una letteratura come quella di Dylan, più vicina al mio Dna. Per fortuna è tutto molto relativo. Come Life on Mars. Come il suo ultimo disco. Come il profumo del grembiule di mia nonna. Viene da dire grazie, anche se suona un po’ ridicolo.
prende forma giorno dopo giorno, le canzoni ormai complete, a parte qualche perfezionamento ancora richiesto da diritto di asilo, la decima traccia. intanto si ragiona sulla copertina in perfetto stile vinile anni settanta…
il tipo in esame è guarda caso anche lui polacco. si torna a parlare di polacchi e polonia, chissà perché. qualche tempo fa dicevo dell’affascinante wasikowska e ancor prima del grande milosz senza contare conturbanti parafrasi cittadine alla domowe melodie o wojtek szumanski…
sono gli autori che ci inseguono o noi che inseguiamo loro? mah. di sicuro a un certo punto ci si incontra. di questi tempi, per quel che mi riguarda, sono in due: jung e gozzano. e le idee, le nostre idee, quelle che non mancano mai…
Filemone è la saggezza interiore più alta. Quando parla, appare come esterno a Jung, come portatore di una verità che Jung non possiede e dunque lo sorprende. Egli insegna a Jung la realtà dell’anima. Gli dice: “Ti comporti con i pensieri come fossi tu a produrli, invece i pensieri sono dotati di vita propria, come animali nella foresta, o uomini in una stanza o uccelli nell’aria”.
rieccoci all’avventura, dopo una settimana di relax. in montagna. molto piacevole e rilassante. ho composto un brano e sono andato avanti con il romanzo sul collegio sant’antonio. niente foga. il momento più bello? lo smarrimento nel bosco. irreale o surreale… cambia poco. buon anno a tutti!
Scende la neve
S’inchina il cipresso
Sembra un cinghiale
Ma non è lo stesso
Ulula ancora
La lupa in calore
Mille son gatti
Del cervo il sentore
La cinciallegra
L’immaginazione
Viaggio di un tempo
Cintura d’Orione
Strade distratte
Nel bosco il rumore
È lo spirito eccelso
Di un capo pastore
Santa polenta
L’ha detto qualcuno
Siamo a San Fermo
Il resto è nessuno
Chiamasi amici
Di vino e borgata
Di primi dell’anno
Con la tombolata
proviamo a staccare davvero. pochissime cose. chimica organica, jung, il romanzo sul collegio, legna da spaccare e ardere… niente internet, telefonino, facebook, sito…
Natale. Bello sentirlo dentro le ossa. Come il vento gelido di stasera che spira da nord. Come il fantasma di Bernabò Visconti che si aggira per le secrete del castello di Trezzo. Come l’idea della nostalgia e il bene provato per degli amici speciali come questi due…