Qualche anno fa ho incrociato Enzo alle Messaggerie. Stava smanettando col telefonino, come se avesse fra le mani un congegno esplosivo. Sapevo a memoria tutte le sue canzoni e avrei pagato per stringergli la mano. L’ho seguito avanti e indietro per corso Vittorio Emanuele, come uno stalker, ma alla fine non ho potuto far altro che tornarmene sui miei passi: troppo timido io, troppo timido lui. Grazie di tutto Enzone, domani non sarà facile cantarti.